No piangi? No party
Dall'Oriente sbarcano in Europa ed in Usa i «crying clubs»,locali dove si beve e si piange, chi per stress chi per tendenza STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
MILANO- Avete in programma un viaggio in Giappone o una visita a Londra? Preparate i fazzoletti. Ma a farvi piangere non saranno i prezzi folli delle due città (fra le più care al mondo) bensì i «tears parties», feste ad alto tasso lacrimevole organizzate nei «crying clubs», dove (come dice la parola stessa) si va apposta per singhiozzare, da soli o in compagnia, senza badare al trucco che si scioglie o alla faccia stile tavolozza di un pittore ubriaco.
GIAPPONE, LACRIME PER TUTTI I GUSTI-Nata nella terra del Sol Levante per aiutare gli uomini d’affari orientali a superare lo stress da superlavoro, la «tear therapy» (o terapia della lacrima) ha conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi mesi, tanto che sono nati locali come il «Minnade Nako Kai» di Kyoto e il «Lachrymal Gland Club» di Sendai dove piangere in libertà, insieme agli amici o in beata solitudine, magari guardando un bel film strappalacrime in una delle stanze che si affittano per 1000 yen (l’equivalente di 6 euro). Chi, invece, preferisce un bel libro, può scegliere il lacrimevole Crying for Love at the Heart of the World, che racconta la storia d’amore di una ragazza malata di leucemia e che ha già fatto piangere più di tre milioni di giapponesi, diventando il caso letterario di tutti i tempi e contribuendo al proliferare di librerie specializzate in volumi dalla lacrima facile.
CINA, DAL «MANGIA E BEVI» AL PIANGI E BEVI- Nella vicina Cina, invece, spopola il «Nanjing Bar», dove bere e piangere allo stesso tempo. E nel caso la lacrima non arrivasse, dei vassoi di cipolle e peperoncini rossi sono pronti all’uso. In Estremo Oriente il «crying boom» è dunque diventato una vera e propria industria, con un giro d’affari milionario e un interesse trasversale, visto che le lacrime non conoscono età o condizione sociale.
LONDRA, LACRIME ALLA MODA- In Europa, invece, il trend è più modaiolo e non poteva che essere Londra la culla del «lacrimoso» fenomeno che ha rapidamente conquistato centinaia di persone. Sono, infatti, quasi 300 quelle che ogni ultimo martedì del mese si danno appuntamento al «Loss » (http://www.thelasttuesdaysociety.org/?cat=4) per celebrare miseria, malinconia e tristezza in una cornice neo gotica
Foto di gruppo al «Loss» (internet)
(merito dei candelabri sparsi in ogni dove) che evoca cupa disperazione. In pratica, ci si ritrova al «Loss» per piagnucolare in santa pace sorseggiando un drink, mentre la visione di splendide ragazze (s)vestite in stile burlesque (con tanto di lacrimuccia disegnata a matita) indurrebbe a ben altri pensieri, niente affatto tristi. Ma per quelli non è serata. Spiega Victor Wynd, ideatore dei «martedì del pianto», al londinese Daily Mail:«Non sopporto le feste dove tutti devono divertirsi per forza, preferisco starmene seduto in un angolo e dare sfogo alla mia depressione. Noi inglesi siamo un popolo piuttosto malinconico,
Camerie al «Loss» (internet)
eppure cerchiamo sempre di forzare la nostra natura, ostentando una gaiezza che, in realtà, non proviamo. Queste serate vogliono perciò essere un antidoto alla ricerca ossessiva della felicità».
USA, LA «RETE» DEL PIANTO-La febbre del pianto ha contagiato rapidamente anche la rete ed è sbarcata negli Stati Uniti grazie a www.cryingwhileeating.com, sito specializzato in video e foto dove si piange mangiando (c’è pure l’indicazione del menù accanto ad ogni clip) e bisogna anche spiegare il perché, con motivazioni che vanno dal «riscaldamento della Terra» al «non essere mai stati in Sicilia», fino «all’indimenticabile fine di Titanic». Non facesse piangere, ci sarebbe quasi da ridere. Intanto, fra una lacrima e l’altra, il sito ha raggiunto punte di 12 milioni di visitatori e si può persino votare il videomessaggio lacrimoso preferito.
PIANGERE FA BENE- Ma il potere terapeutico del pianto è stato teorizzato anche dallo psicologo sperimentalista Alex Goetz: «Le lacrime hanno una grande importanza», ha spiegato lo studioso al Daily Mail, «perché segnalano che si è raggiunto un livello tale di stress da compromettere il nostro stesso benessere, quindi non si può fare altro che lasciarle scorrere»
IN ITALIA- Il piagnone, soprattutto se maschio e a maggior ragione in pubblico, imbarazza ancora parecchio. E in attesa di sdoganare il «pianto libero» anche da noi, non resta che buttarsi sui dvd strappalacrime, con una scorta di fazzoletti di carta e una scatola di biscotti al cioccolato.
Simona Marchetti
27 aprile 2007
venerdì 27 aprile 2007
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1 commento:
Fantastico...finalmente!!!
Questo dimostra alcune cose che brevissimamente andrò a sintetizzare:
1. Faccio tendenza = sono avanti
2. Posso finalmente organizzarmi il viaggio di quest'estate (tra Londra, Usa e Giappone)
3. IO invento le mode e tutti mi copiano (Un altro buon motivo per farsi un bel pianto)
4. Il pianto è liberatorio e va SDOGANATO, perchè "diciamo la verità...piangere fa bene"(un pò come sudare nella famosa pubblicità...)
5. Potrò finalmente lanciare il nuovo urlo da discoteca "Chi non alza le mani non piange fino a domani..."
6. C'è finalmente una vasta letteratura di detti e canzoni che potrò rivisitare (es. tanto piange la gatta al lardo...; c'è chi il pianto lo fa per gioco c'è chi lo sceglie per professione = IO)
7. Ho capito che non scrivo da tanto sul blog ma...COME MAI A ME STO CAZZO DI PERMESSO PER SCRIVERE MI SCADE SEMPRE?!?!?!?e lì giù a piangere a frotte...(la stessa fine di Biagi e Santoro...oddio, insomma mo so tornati pure loro...)
8. FACCIO, EVIDENTEMENTE UN "USO CRIMINOSO DEL MEZZO TELEMATICO"
grazie maestro, appena potrò di nuovo piangerò...ehm...scriverò sul blog...baci!
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