Giovedì OFF, miracoli dei turni Uodafòn.
Dopo il mercole abbastanza impegnativo, si prospetta una giornata coi fiocchi (libidine, doppia libidine! -J. Calà cit.-). Poco dopo la sveglia, verso le 12, per intenderci, con Iordanis il greco ci si va a tagliare i capelli, e freschi di barbiere inforchiamo le bici in cerca di un posticino ove sfamarci. Optiamo per la Magolfa, ci ingozziamo con un primo e vari antipasti di secondo, annaffiando il tutto con vino bianco fresco. aaaaaaaaah!
Così attrippati pedaliamo stancamente, giro shopping che sembravamo una brava coppia gaia: un negozio di dischi, uno di disaing, fnac e fotografia. Pedaliamo e parliamo, fumiamo e compriamo cose più o meno fondamentali. In serata è prevista la cena per il Messico, così io compro la guida, ché le cose o si fanno seriamente oppure ciccia. Carichi di pacchi e sacchetti, con le casse nuove per il pc dietro il mio sellino e un pallone da basket nel sacchetto (che fa molto infanzia perduta), facciamo un pit-stop a casa prima di andare in Viganò.
Permettetemi una piccola riflesione: sarà stato il pedalare senza una meta precisa, sarà perchè era Giovedì e tutti lavoravano, sarà che PeterPan è il mio migliore amico, è stato uno spettacolo. Quel vagare in bicicletta suonando il campanello alle donnine, fare lo slalom tra le macchine e i tram, era tutto così liscio e semplice che c'era da perderci la testa.
Se non fosse che da un certo punto in poi della giornata è successo il tracollo, tutto è andato a puttane lasciandoci perfino l'amaro in bocca. E non era Jeger, per intenderci.
Prime avvisaglie alla telefonata di Gaetano: noi si stava fumando un cicchino seduti in piazza, e lui mi chiedeva preoccupato di cercare un sms di Alitalia. Mah. E no sms. mhmhmhmh. Arrivo dai ragazzi e la loro faccia seria e l'aria immobile non mi lasciano scampo: addio Messico. Un velo di disfatta ci copre, cerchiamo di distrarci con progetti di viaggi a Sant'Ambroeus, ma il dito nel didietro lo sentiamo, eccome. E la guida è un mattone che pesa come un macigno, uno sberleffo grandissimo.
Ciliegina sulla torta, suona il telefono. Iordanis. Dice che gli hanno fottuto la bici sotto casa. Bici comprata da 4 giorni 4, che gli aveva regalato una vita spensierata, fatta di pedalate e vento nei capelli. Quasi piange. Quasi piangiamo anche noi. Poche parole, siamo demoralizzati, tutti.
Me ne torno a casa mesto mesto, pedalo senza fretta e senza speme. A casa rispolvero una bottiglia di brandy del discount, quella della grandi occasioni insomma, e a suon di sigarette e cicchetti cerco di risollevare l'animo greco e il mio. Si finisce a far foto con la macchinetta nuova di Iordi e a guardare il posto dove era parcheggiata la bici. Rubata. E ora mi rivolgo a te, stupido stronzo che hai fottuto la bicicletta. Spero che tu cada in una buca dei lavori in corso e poi malauguratamente, non accorgendosi della tua presenza, riempino la buca di cemento e merda. Se mai riuscissi a rivenderla, spero che il compratore sia in realtà un finanziere in borghese in missione, e ti mandi a riparare biciclette in centro, a S. Vittore. Qualora riuscissi a concludere il malaffare, con quei soldi spero comprerai cibo avariato e ti auguro di passare ore e ore a disidratarti sul cesso. Vergogna! E tu Letizia, adesso spiegami a che cazzo serve l'esercito in città!
Stamattina la bici non è riapparsa, ma almeno stanno rimontando i tappeti elastici. Avevamo bisogno di una buona notizia.
4 commenti:
tutta colpa di Letizia!!!
Stronza!
Jordà attint a macchinett mo!
ma guarda, lasciamola perdere, che la sto aspettando al varco del bike sharing!
mmm.a me il termine metrosexual..mi fa imbazzire!
era fatto apposta per te.. ai no' mai cichen!!
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