martedì 30 marzo 2010

mhà, quasi quasi scrivo anch'io

Un post pre-pasquale, mossa dal bel post di Andrea e mossa da tante altre cose. Venerdì scendo nella mia city, a trovare la mia famiglia, la mia sud-famiglia, e mi ritroverò a rivivere le stesse identiche situazioni che vivo da un pò di anni a questa parte. Mio padre che mi domanda le stesse cose, che si lamenta delle stesse cose, che mi rimprovera le stesse cose, mi sorella con lo stesso fidanzato, mio fratello con la stessa fidanzata, mia madre con le stesse croci, e io con le stesse bugie, che ormai racconto loro da un pò, perchè vigliaccamente mi sento più sicura. Avere trent'anni e non avere niente, avere l'età per essere liberi ed essere invece imprigionati. Guardare i tuoi familiari che pensano "però che palle che ha questa ragazza" e non poter dire loro che invece sono terrorizzata, altrimenti si terrorizzano pure loro, e se ci terrorizziamo tutti e la fine. Un terrore continuo, perchè se squilla il cellulare non puoi rispondere, e ti devi nascondere, e devi essere formale, perchè non è buono far sospettare. E se ti vuoi fumare un sigaretta devi aspettare che si vada tutti a letto, andare sul balcone e stare attenta che non ti veda zio, dall'altro di balcone. Che poi se senti qualche notizia al tg e vuoi fare considerazioni, stai zitta che è meglio, perchè sennò pensano addirittura che sei comunista e omosessuale. Si può vivere così? :) No! Quindi..si sta bene a Milano, si sta meglio a Milano? Bò, non lo so, anzi si papà sto benissimo a Milano, faccio il lavoro che mi piace (faccio solo la notte e i week end in agenzia per un contratto a progetto), ho tanti amici (quando mi capita di vederli, quelli che non ho perso definitivamente), vivo bene (anche se non mi posso permettere neanche una singola al momento), sono innamorata (anche se tu non l'accetterai mai e non te lo potrò mai dire guardandoti in faccia senza paura di non rivederla più la tua faccia).
Comunque sia è meglio rimanere a Milano. Buone uova di cioccolato a tutti.

lunedì 29 marzo 2010

Scrivo io.

prima di andare finalmente a letto, ieri dopo un weekend gitaiolo tra borghi medioevali e ville settecentesche, gli ultimi pensieri erano dedicati all'eco di pensieri che affollano la mia mente nei momenti di solitudine.
partendo proprio da questo sabato, quando dopo una serie di notti @ work mi sono svegliato relativamente presto per aiutare angiegirl a prenotare il suo biglietto per l'altra parte dell'oceano -contro il pronostico di tutti! brava angie!- e alla fine mi sono ritrovato a passeggiare per le vie di bergamo (pota!). felice, magari non proprio spensierato, ma contento. o come ieri domenica, che avrei dedicato ad un giro in moto che sogno da mesi e alla fine eccoci a girare per il lago di como in doppiacoppia. o quando ho ceduto il mio motorello a gaetano per coronare la mia passione per i motori, le due ruote e la velocità acquistando il mio piccolo gioiellino tutta grinta e occhi a mandorla. o quando l'idea aleatoria di comprare una casa invece che pagare i futuri studi della figlia del padrone di Casargonne si è concretizzata in un bilocale in viale Monza90 (eh sì, mancano "solo" il rogito e 20 anni di mutuo e sarò un proprietario di una casa vera!).
di poco conto o serie ce siano, che si tratti di spendere 3,60 per andare a verdello o 150mila per un appartamento, queste scelte mi sono venute incontro, quasi io le avessi chiamate senza magari troppa convinzione, e loro scodinzolando mi hanno raggiunto, trovandomi pronto -più o meno- a cavalcarle. ho detto tanti sì, ho cambiato rotta senza girare il timone, come quando sciando curvo solo guardando un punto nella neve, in maniera automatica, d'istinto, di riflesso.
sento che i passi che ho fatto hanno una loro logica che azzarderei definire giusta, ma mi ritrovo con una vita da grande quando grande non mi ci sento affatto. ieri confidandomi con renato mi ha ricordato che non mi è ancora permesso crescere, non finchè la sua trasformazione non sarà completata :)
in questo periodo è come se fossi seduto su un masso a guardare me stesso vivere. commento le mie scelte, le approvo le critico, vado avanti senza fermarmi quasi la cosa non mi riguardasse davvero.
non so se sia il canto del cigno della mia adolescenza spalmata su trentanni o il rifiuto estremo di essere diventato grande, so solo che il non sentirmi completamente felice e a mezzo metro da terra mi trascina pesantemente nella terra dei dubbi e delle paure. e invece che un uomo deciso tipo denim, mi sento ancora quel bambino che per giocare s'è allontanato in un territorio sconosciuto. solo che allora non mi curavo affatto di nulla, oggi mi rannicchio e sbircio per vedere se arriva il lupo cattivo.

martedì 2 marzo 2010

Usi, costumi e vicissitudini

Qualche attimo di quiete, dopo una zuppa calda di legumi, tra una pagina e un'altra di un buon libro di Saramago che volge ormai al termine. Un tribolato weekend andato, reo di avermi ritrascinato per 48 ore tra le braccia del mondo che è stato mio fino a settembre e che sarà, con o senza distanze. Ho ritrovato Noi, con le nostre storie cicliche, relazioni come montagne russe che salgono e scendono, ma poi ci ritroviamo tutti a terra, con la testa che gira.
Una cena, due, una passeggiata, la metro, il portinaio, 2 chiacchiere sul balcone con una sigaretta in mano, la visita, il torpore, il sorriso, la voglia di programmare qualcosa di bello, un trullo o una spiaggia, una regione o un paese esotico.
Come sempre, come nuovo, come nuove le vite che rinascono tutti i giorni.
Una sorpresa per riunirsi, magari succede sempre più di rado tra un naviglio, un circoletto un cinema o una festa di 29 o 30 o 40 anni
una sorpresa per stare insieme, perchè non è eclatante il piacere, il piacere è tale se si ripete. E ci siamo ripetuti, in fondo.

Replay, play, fast-forward, rewind.
E ancora play, play, play.

Grazie
Gigio